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Fondazione Familiare Giorgio La Pira
«Abbattere ovunque i muri e costruire ovunque i ponti... questa è la sola inevitabile prospettiva politica dell'età spaziale e atomica»

Scritti e testimonianze

Una selezione di scritti, chiaramente funzionale alla conoscenza degli anni siciliani di Giorgio La Pira

 


 

Un cristiano siciliano

“Nella prefazione alla seconda edizione della biografia dedicata a Ludovico Necchi, nel 1954, Giorgio La Pira, con il consueto sguardo lungimirante che appassionava pochi ma che deludeva e atterriva molti, quasi presagendo il posto che avrebbe occupato nel terzo millennio assieme ad una folta schiera di cristiani laici impegnati nella costruzione umana di questo mondo, scriveva:
Sull'orizzonte del tempo presente spunta, nonostante tutto, la speranza cristiana. C'è in lontananza una terra promessa: brilla la stella del mattino, si mostrano in tutta la loro bellezza i padiglioni di Giacobbe e le tende di Israele. Una delle ultime riprove si ha nel meraviglioso fiorire di santità laica. Oramai lo riconoscono tutti gli studiosi di spiritualità moderna: la santità del nostro secolo avrà questa caratteristica: sarà una santità di laici. Noi incrociamo per le strade coloro che fra cinquant'anni saranno forse sugli altari: per le strade, nelle fabbriche, al Parlamento, nelle aule universitarie.
La scadenza dell'anno 2004, da lui prevista, ha già alle spalle l'ufficializzazione della santità di tanti laici, segno della perenne primavera della Chiesa: ma è anche la scadenza del centenario della sua nascita.
Sulla santità di questo giullare di Dio, di questo sorridente ambasciatore di Cristo, le testimonianze di Paolo VI, suo amico di antica data, e di Giovanni Paolo II, spettatore del crollo delle mura di Gerico già confidatogli da quello strano viaggiatore che si aggirava nella Polonia comunista degli anni cinquanta, hanno una indiscutibile valenza nel futuro riconoscimento di un tipo di santità realizzata nella eroicità della carità e nella dimensione autenticamente cattolica dell'apostolicità.
Se papa Montini ha definito La Pira «generoso e fedele servo del Signore» anticipando così, il titolo che la Chiesa ufficiale riserva al suoi figli esemplari,papa Wojtyla ha messo il suo nome in quella galleria di santi che hanno concorso a dare alla Penisola una specifica impronta culturale e religiosa, incarnando la fede nel tempo in cui consumarono la loro esistenza nella totale dedizione della testimonianza evangelica. La Pira è stato iscritto da Giovanni Paolo II nel grande libro dei santi a fianco di Benedetto da Norcia, di Gregorio Magno, di Francesco d'Assisi, del Beato Angelico, di Caterina da Siena, di Carlo Borromeo, di Alfonso Maria de Liguori, di Paolo della Croce, di Giovanni Bosco, lui che a Ho Chi Minh, sentendosi qualificato col titolo di «profeta», con il garbo e la dolcezza dell'uomo meridionale rispose: «non chiamarmi profeta per favore, chiamami cristiano siciliano».”

(Tratto da Piero Antonio Carnemolla, Un cristiano siciliano, Salvatore Sciascia Editore,1999, pp.367-369)

 

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