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Fondazione Familiare Giorgio La Pira
«Abbattere ovunque i muri e costruire ovunque i ponti... questa è la sola inevitabile prospettiva politica dell'età spaziale e atomica»
 

Il luogo natale

Pozzallo Via Giulia: Casa natale di Giorgio La PiraProprio a Pozzallo nel luogo di memoria voluto dai familiari ed inaugurato il 12 gennaio 2003, il nipote di La Pira, Angelo Angelino, figlio della sorella Peppina destinataria e custode delle lettere lapiriane ai familiari, ha allestito, con ineguale dedizione, un originale e prezioso percorso che narra le vicende degli anni giovanili, senza trascurare la documentazione dell’impegno politico fiorentino e delle ardite iniziative per la fioritura della pace, bene supremo della civiltà dell’amore. Nelle sale di questo “percorso memoriale” si dipana, coinvolgente ed intensa, la pellicola dei ricordi avvalorata da inediti scritti e testimonianze, che restituiscono il microcosmo familiare e sociale da cui si è irradiata la vocazione del carismatico autore della strategia della speranza, incarnata nella storia. Particolare menzione è stata riservata alle fonti che rimandano al Monastero di Montevergine di Messina, che tanta parte ha avuto nella conversione di La Pira, come attestano i biografi più avvertiti e il folto epistolario familiare di La Pira. Copiosa è, chiaramente, la raccolta degli scritti di e su La Pira, che veicolano il significato didattico e sociale di tale originale realizzazione - “Giorgio La Pira-segni della memoria” intitolazione suggerita da Angelo Scivoletto, padrino della singolare rapsodia familiare lapiriana - che concorre a scardinare i topos di una facile agiografia sulla povertà delle condizioni familiari, correggendo, garbatamente e sensibilmente, inesattezze storiche e segnalando equivoci ricorrenti. Il pensiero corre a Pozzallo, città - porto appunto, che ha conosciuto stagioni di fioritura marittima e commerciale nella Sicilia sud-orientale dei secoli del grano, del carrubo e dell’asfalto grazie alla tradizione mercantile della sua ben nota marineria, divenendo naturale" porta a mare", prima con il suo "Caricatore" e con il suo Palazzo- Torre al tempo dell’antica Contea di Modica, poi con gli attrezzati pontili riferibili alla sua autonomia amministrativa e alla definizione territoriale a partire dal 1829, infine con il suo attuale porto, soglia e frontiera dell’Europa nel Mediterraneo, dove si sono incrociati i destini di molti popoli, fin dalle età più lontane.
In tale ambiente, segnato nel primo Novecento anche dall’emigrazione di molti marinai verso le Americhe in cerca di migliore fortuna, nasceva il 9 gennaio 1904 Giorgio La Pira, figlio di Gaetano "industrioso" e di Angela Occhipinti, "sarta" in Via Giulia, 8. La sua casa natale è un fabbricato terraneo, rialzato rispetto all’asse viario con la tradizionale "terrazza" antistante da cui vi si accede. Sorge nel quartiere "Vicci", situato nel cuore del centro storico urbano e protetto dalla vicina Chiesa Madre Madonna del Rosario, dove il Nostro fu battezzato (il 7 febbraio 1904) e dove si recava a pregare durante i suoi soggiorni pozzallesi.
In questi luoghi ha avuto inizio la vicenda umana e cristiana di Giorgio La Pira, che il 5 novembre 1977 in un “sabato senza vespri” concluse a Firenze il suo pellegrinaggio terreno.
Il "Gino" dei compagni di scuola elementare a Pozzallo, lo studente-lavoratore di Messina ritornava, abitualmente almeno fino al 1926, al suo paese e al suo mare ogni estate, senza dimenticare il suo dialogo epistolare con Salvatore Quasimodo e Salvatore Pugliatti, suoi amici fraterni e le debite informazioni sulle incombenze contabili assegnategli per l’attività commerciale dallo zio Luigi Occhipinti di Messina. D’altra parte, anche nel periodo fiorentino, La Pira rimase fedele agli affetti familiari, annullando distanza e lontananza, come attesta il folto carteggio con i parenti.
Certamente l’eredità lapiriana spetta, e giustamente, al mondo, ma lasciateci esprimere la convinzione che il luogo natale di La Pira con le sue tradizioni marittime e commerciali, con il suo azzurro orizzonte verso le sponde africane, con i suoi capitani e marinai itineranti, abbia concorso a formare l’infaticabile esploratore dei mari della storia, abile ad intuire dalla "terrazza-città" (sarà poi solo coincidenza linguistica l’appellativo di Pozzallo - quale terrazza mediterranea?) le rotte etiche, religiose, culturali e politiche, da perseguire, opponendo alla violenza della guerra e alle ingiustizie sociali la forza travolgente della sua realistica utopia: “Non siamo utopisti: siamo gli osservatori attenti, realisti, dei segni essenziali del nostro tempo; osservatori che vedono questi segni ed interpretano questo tempo nella luce teologale della fede, della speranza e dell’amore! Noi crediamo (la nostra ipotesi di lavoro) nella venuta di una epoca storica caratterizzata dalla unità e dalla pace (e, quindi, dalla fioritura) di tutti i popoli e tutte le nazioni della terra: nella trascrizione storica, cioè, dell’annuncio di speranza soprannaturale e storica dato – da lontano – dai profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento.Ogni uomo, donna o ragazzo, vive oggi sotto una spada di Damocle nucleare sospesa al più tenue dei fili che può essere reciso da un momento all’altro da un incidente, per errore di calcolo, per un gesto di follia. Le armi di guerra devono essere eliminate prima che esse eliminino noi. Le generazioni nuove di tutti i popoli della terra alzano il loro sguardo pieno di speranza verso le nuove frontiere storiche del mondo – le frontiere della pace, dell’unità, della libertà, della elevazione spirituale e civile di tutte le genti – e s’impegnano di attraversarle insieme, di costruire insieme la nuova, universale, pacificata e fraterna casa degli uomini” (G.La Pira).
Per le celebrazioni del Centenario della nascita di La Pira, Pozzallo, Messina e Firenze, hanno saputo, in onore e in memoria di un così grande testimone e profeta, sprigionare il "valore delle città", cui lo stesso La Pira continua a richiamarci con il suo evangelico e luminoso spendersi per il bene comune al servizio di tutti i cittadini e delle loro istanze più vere.
Il segreto della sua testimonianza, in fondo, è racchiuso nella essenzialità del suo messaggio, oggi come ieri dirompente: il concetto dell’umanità come unica famiglia, fondata sulla" giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta: lavoro, casa, assistenza, libertà spirituale e politica, vocazione spirituale e artistica".
Dalla Sicilia, isola di pace e d’amicizia tra popoli e religioni, l’intuizione di La Pira sul compito dell’uomo mediterraneo - di avvincente attualità a fronte delle sanguinose rappresaglie e delle ripetute violenze - esige non già i proclami e i riti di un certo pacifismo ma la paziente e feconda azione della politica e della diplomazia, sorretta da “speranza invincibile e fede totale”.

Grazia Dormiente

 

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